Affitto: aumento prima della scadenza del contratto, è consentito?

scritta rent in primo piano, dietro modellini di case in legno

L'aumento dell'affitto è un tema che suscita preoccupazioni tra locatori e inquilini. Uno degli interrogativi più ricorrenti è se sia possibile aumentare l'affitto prima della scadenza del contratto di locazione. Una questione particolarmente rilevante in periodi di inflazione o quando i costi di gestione degli immobili aumentano.

Vediamo quindi le normative vigenti in Italia riguardo a questo argomento, i diritti delle parti coinvolte e le possibili conseguenze di un aumento non conforme.

Cosa dice la normativa italiana sugli affitti?

In Italia, la legge che regola il settore degli affitti è la numero 431 del 1998, che stabilisce le norme per i contratti di locazione di immobili ad uso abitativo. Secondo questa legge, un contratto di locazione può essere di durata libera o a canone concordato, con modalità di aggiornamento dell'affitto diverse per ciascuna tipologia.

Nei contratti a canone libero, l'aumento dell'affitto è normalmente disciplinato da un accordo tra le parti. Tuttavia, la legge stabilisce che l'importo dell'affitto non può essere aumentato in modo arbitrario; il locatore può applicare un aumento solo alla scadenza di ciascun periodo di validità del contratto, a meno che non sia specificato diversamente nel contratto stesso.

Nei contratti a canone concordato, l'aumento dell'affitto è limitato da specifici parametri stabiliti da contratti collettivi di riferimento. In generale, l'inquilino gode di una maggiore protezione e gli aumenti sono generalmente più contenuti rispetto ai contratti a canone libero.

In linea generale, dunque, l'aumento dell'affitto prima della scadenza del contratto non è consentito, se non è previsto espressamente nel contratto stesso. Tuttavia, vi sono alcune eccezioni e situazioni particolari che meritano attenzione.

Affitto: attenzione alle clausole contrattuali

È fondamentale leggere con attenzione il contratto di locazione, poiché potrebbe contenere una clausola che consente l'adeguamento dell'affitto a determinate condizioni, come l'aumento del costo della vita. In tal caso, il locatore può infatti procedere con l'aumento, a patto che tali clausole siano chiaramente espresse e accettate da entrambe le parti al momento della stipula.

Alcuni contratti prevedono un aggiornamento automatico dell'affitto in base all'andamento dell'indice ISTAT dei prezzi al consumo. In questo caso, il locatore può applicare l'aumento senza dover attendere la scadenza del contratto, seguendo le modalità indicate nel contratto stesso. Si tratta di un meccanismo pensato per adeguare il canone all'inflazione e mantenere il valore reale dell'affitto.

Ci sono anche altri casi che possono prevedere un aumento del canone di locazione. Se il locatore ha effettuato infatti lavori di ristrutturazione o miglioramento dell'immobile che aumentano il suo valore, può essere possibile richiedere un aumento dell'affitto. Tuttavia, anche in questo caso, l’aumento deve essere giustificato e documentato per evitare controversie.

Aumento non conforme dell'affitto: come agire?

Se un locatore decide di aumentare l'affitto senza seguire le procedure legali o contrattuali, l'inquilino ha il diritto di contestare l'aumento. Il primo passo è controllare le clausole del contratto per comprendere se l'aumento è legittimo. In secondo luogo, può essere utile rivolgersi a un avvocato specializzato in diritto immobiliare per chiarire i diritti e le opzioni disponibili. Se l'inquilino è disposto poi a discutere l'aumento, è possibile tentare di raggiungere un accordo con il locatore. L'inquilino può in ogni caso valutare la possibilità di rivolgersi ad associazioni di tutela dei diritti degli inquilini.

pubblicato il 29/12/2025

A cura di: Tiziana Casciaro

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