Oggi capita sempre più spesso di vedere auto con targa estera circolare in Italia. C’è chi pensa di poter utilizzare questo ''stratagemma'' per non pagare il bollo auto, l'assicurazione auto e le spese di immatricolazione. Tuttavia, guidare un veicolo con targa estera è possibile nel nostro Paese, ma vanno rispettate regole e limitazioni. A disciplinare la materia, vi sono ad esempio gli articoli 93, 93-bis e 132 del Codice della Strada che regolamentano appunto la circolazione dei veicoli immatricolati all'estero in Italia.
L'articolo 93-bis detta le formalità necessarie per la circolazione degli autoveicoli, motoveicoli e rimorchi immatricolati in uno Stato estero e condotti da residenti in Italia. La legge stabilisce infatti che gli autoveicoli, i motoveicoli e i rimorchi immatricolati in uno Stato estero di proprietà di persona che abbia acquisito residenza anagrafica in Italia sono ammessi a circolare sul territorio nazionale a condizione che entro tre mesi dall'acquisizione della residenza siano immatricolati secondo le disposizioni degli articoli 93 e 94. L'articolo 132 permette invece la circolazione per un anno di veicoli esteri ai non residenti, in seguito all’adozione delle formalità doganali.
Chi può circolare in Italia con un'auto con targa estera?
La legge fa una distinzione tra residenti in Italia e non residenti. Vediamo allora chi può guidare un veicolo con targa estera in Italia. Ecco i casi consentiti dalla legge:
- turisti e cittadini stranieri che non risiedono in Italia possono mettersi al volante del proprio veicolo in Italia per un periodo massimo di un anno senza essere obbligati a reimmatricolare la vettura;
- i residenti in Italia possono guidare un’auto con targa estera per un periodo massimo di tre mesi. Dopo tale periodo, il veicolo va immatricolato e il proprietario è tenuto a versare le relative imposte;
- chi ha ottenuto da poco la residenza in Italia ha 60 giorni di tempo per potersi mettere in regola.
Quali sanzioni sono previste per i veicoli esteri di residenti in Italia?
Chi non rispetta le norme, può incorrere in multe salate di importo compreso tra 400 e 1.600 euro. Ciò avviene se un'auto con targa estera, di proprietà di un residente in Italia ma non immatricolata nel nostro Paese, circola per le nostre strade da più di tre mesi. Previsti anche il ritiro del documento di circolazione, che verrà inviato alla Motorizzazione Civile, e il sequestro dell’auto.
Quando la targa risulta invece danneggiata o comunque non fedele alle normative internazionali, si rischia una sanzione di importo compreso tra 87 e 345 euro. Quando, infine, si guida un veicolo con targa estera in comodato d’uso ma a bordo non c’è la documentazione che ne certifichi tale uso, si applica una multa da 250 a 1.000 euro. Si ha poi un periodo di 30 giorni per mostrare il documento. Qualora ciò non avvenisse, sarà applicato un fermo amministrativo sul veicolo.
Auto con targa estera: quali sono gli obblighi di registrazione?
Un’auto con targa estera che circola nel nostro Paese per più di 30 giorni deve essere iscritta al Registro dei Veicoli Esteri (REVE). La mancata iscrizione comporta sanzioni da 712 a 3.558 euro. E non solo. Si può incorrere anche nel ritiro del documento di circolazione e nel sequestro del veicolo con deposito in luogo privato. In tal caso, l’auto verrà restituita e potrà circolare soltanto dopo la registrazione al REVE. Il proprietario ha 180 giorni di tempo per regolare la situazione.
Non hanno l’obbligo di registrazione nel REVE, anche se utilizzati per più di 30 giorni, i veicoli immatricolati all’estero, condotti sul territorio italiano, dal lavoratore dipendente residente in Italia, solo ed esclusivamente per l’espletamento della propria attività lavorativa. In questo caso, il conducente dovrà tenere a bordo, per eventuali controlli su strada, la documentazione attestante l’utilizzo del mezzo dell’impresa in qualità di dipendente.